Asociación para el estudio de temas grupales, psicosociales e institucionales

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R. Fischetti: Legame-k ansia confusionale e nucleo indiscriminato (italiano)


LEGAME -K., ANSIA CONFUSIONALE E NUCLEO INDISCRIMINATO

Raffaele Fischetti  


Queste note nascono dall'incontro tra il mio lavoro con pazienti psicotici e borderline secondo la Concezione Operativa di gruppo (Pichon-Rivière, Bleger, Bauleo) e il fecondo terreno del pensiero di Bion.
Condivido l'idea di Meltzer secondo il quale nell'opera di Bion non si trovano idee strutturate in modo tale da formare un'unità. Il lettore lo deve fare da solo, per cui ne deriva che le idee che ognuno si fa del pensiero di Bion sono differenti e probabilmente diverse dalle sue.

Freud e M. Klein non riconobbero mai la curiosità come movente autonomo, non riconobbero il valore della ricerca della verità come "nutrimento" indispensabile per la crescita della mente.
Bion, per primo, mise sullo stesso piano di amore e odio il desiderio di sapere nell'essere umano. Egli descrisse il legame tra la mente che dà contenimento e i suoi contenuti, distinguendo tre diverse forme di legame: "L", "H" e"K", che rappresentano rispettivamente un amore, un odio e un desiderio di conoscenza  nei confronti di un contenuto. Sono tutti legami emozionali e tra essi K è della massima importanza per la crescita e lo sviluppo della mente e della personalità. Sulla base della considerazione di pensare l'identificazione proiettiva, non come una fantasia operante nella mente del soggetto (Klein), ma come un meccanismo messo in atto per comunicare le proprie esperienze emotive, la mente per Bion è qualcosa che si estende oltre i limiti del soggetto, si colloca in uno spazio di legami.
La capacità di conoscere, apprendendo dalle proprie esperienze, è una funzione che deve essere acquisita e nasce dall'introiezione di un oggetto esterno (la madre) che è in grado di comprendere le esperienze del lattante al posto del lattante stesso e che poi gradualmente il lattante interiorizza (funzione alfa).
Prima di Bion nessun psicoanalista aveva pensato di aggiungere ad amore e odio un terzo termine, la conoscenza, per costituire un insieme coerente e necessario con l'unione dei tre termini.
L'individuazione del terzo termine potrebbe indurre a pensare a una insufficienza di amore e odio a raggiungere il grado di depurazione proprio della conoscenza o, addirittura, che i loro effetti possano ostacolare o inibire lo sviluppo della conoscenza.
 A partire da questa preoccupazione la Psicologia dell'io e la Psicopedagogia auspicano che le sorti della conoscenza dovrebbero essere affidate a un'istanza "autonoma" in grado di spiegarne la funzione e assicurarsene il pieno sviluppo.
E' la medesima necessità adottata perlopiù dal pensiero filosofico che tende a separare conoscenza e affettività. Ma tale necessità teorica a difesa del potere di intellezione della conoscenza, nasconde la preoccupazione di istituire un'entità psichica capace di sovrastare e dominare gli affetti (amore e odio).
Per sciogliere questo malinteso Bion si è preso cura di attribuire un doppio valore positivo e negativo (+K e -K) alla conoscenza.
Ma questa dualità non serve per ripetere la dualità tra L e H. Bion tiene a precisare, per esempio, che -L non è H o viceversa. Quando i legami tra gli oggetti sono caratterizzati dall'amore, dall'intensità e dalla passione si ha la possibilità di una situazione di conoscenza (legame K), se al contrario le emozioni dominanti sono l'invidia e il sadismo, si instaura un rovesciamento della situazione in una non-conoscenza (-K). In questo caso gli elementi in relazione, i significati e le emozioni, sono svuotati e il panorama mentale è dominato da attacchi distruttivi che vengono portati proprio ai legami, cioè alle relazioni tra gli oggetti e a tutto quello che di conseguenza esse possono generare.
Il simbolo -K non testimonia solo che le tappe del processo di astrazione sembrano non aver avuto luogo, ma anzitutto che l'attività psichica si svolge in una prospettiva di "legami meno". Potremmo dire un legame che è un non legame, parafrasando Josè Bleger. Un legame cioè dove soggetto, oggetto di conoscenza  e il loro contesto restano in uno stato sincretico di indiscriminazione dove non c'è uno spazio di incontro (il che implicherebbe discriminazione), ma di inglobamento.
Si prospetta allora, accanto alle conseguenze devastatrici di questa intolleranza fondamentale alla frustrazione della discriminazione (legame affettivo), il riconoscimento delle proprietà strutturali di -K.
-K è un'organizzazione che include sempre il soggetto e l'oggetto di conoscenza che non sono ancora due entità differenziate. Questi nuclei di indifferenziazione primitiva, soggetto e oggetto di conoscenza, permangono anche nel processo di conoscenza della personalità matura. L'incidenza di questa parte nel complesso della personalità, il suo accesso alla coscienza e il modo in cui essa influisce direttamente sullo sviluppo, varieranno da individuo a individuo e da un periodo della vita a un altro.
Per essere ciò che realmente è, ogni cosa deve divenire ciò che non è (Hegel): come dire che K non contraddice un -K che gli è estraneo, ma un -K che appartiene alla sua stessa identità nella forma di un processo che ne sviluppa tutte le potenzialità.
Questa interpretazione hegeliana del processo della conoscenza e di - K , in particolare, sembra essere in contraddizione con l'evidente propensione per l'impostazione kantiano da parte di Bion.
Ma più di un autore e recentemente André Green (1993) ha sottolineato l'incidenza del pensiero negativo hegeliano in Freud e nell'opera di Bion, soprattutto il Bion di Cogitations.
Ma qual è il rapporto tra K e -K ? Bion accenna nelle ultime pagine di Apprendere dall'esperienza a questo rapporto. La nostra esperienza clinica ci spinge a pensarli come due momenti interagenti di un'unica struttura: -K non si limita a qualificare il negativo di K, come un deficit, ma ha un proprio statuto.
-K effettua un lavoro che vieta l'accesso diretto alla rappresentazione, come incitamento al soggetto a tener conto di una certa realtà che non si esprime nel discorso del figurabile, ma come circostanza di un avvenimento psichico ancora da pensare. Sarebbe la rappresentazione della mancanza di rappresentazione per sottolinearne il rapporto prossimo con il pensiero.
-K è un momento "normale", sia per quanto riguarda la portata che la dinamica, per cui si deve considerare un momento importante, necessario allo sviluppo di K. Solo se la struttura di conoscenza si articola interamente intorno a -K ci troviamo di fronte a una personalità psicotica o ambigua.
Per Bion -K sembra assumere in alcune pagine una valenza patologica , fa riferimento al dominio della personalità psicotica o alla parte psicotica della personalità; i fattori presenti sono dal punto di vista emotivo, l'invidia e l'avidità e, in termini di contenitore-contenuto, costituiscono una relazione di reciproca spoliazione e distruzione, in cui i significati e le emozioni sono attivamente svuotati di vitalità e di senso, per cui non ci potrà essere né sviluppo né scoperta possibile (vincolo parassitario).
Il legame - K rinvia alla parte distruttiva della personalità che Bion definisce parte satanica, nel senso miltoniano. Questa parte della personalità, anche se costruisce un sistema delirante (griglia negativa), rappresenta , nella nostra esperienza, una parte necessaria della struttura mentale soprattutto nei momenti di profondo cambiamento.
Il processo della conoscenza é non solo lotta tra posizione schizoparanoide  e posizione depressiva, ma lotta anche tra gli aspetti discriminati e quelli indiscriminati della personalità Il pensare con la propria testa genera angoscia catastrofica per Bion, il timore di cadere nella follia per Bleger (1963), perché spinge il soggetto verso esperienze al di fuori dell'area simbolica, della parte discriminata della personalità.
Ipotizziamo una teoria della conoscenza che utilizzi anziché evitarle le esperienze -K allo scopo di giungere a una forma di pensiero creativa e trasformativa. Il ricercare può venire solo a partire dall'attivazione di un funzionare sconnesso, informe, che ha luogo in uno spazio indiscriminato.
 Conoscenza come processo e attività e non come risultato. Bion dice: "conoscere nel senso di apprestarsi a conoscere qualcosa".
In K si alternano e coesistono ansie paranoidi e ansie depressive: (Ps* D). Le prime derivano dal pericolo insito nel nuovo e nell'ignoto si riferiscono a una minaccia per il Sé; le altre indicano una minaccia agli oggetti d'amore, derivano dalla perdita di uno schema di riferimento e del legame che esso sempre implica.
In -K, a mio avviso, domina l'ansia confusionale che si manifesta quando l'oggetto di conoscenza supera la capacità di discriminazione e di controllo dell'io, oppure quando si produce l'irruzione di temi sconosciuti non discriminati, di oggetti confusi (nucleo agglutinato di Bleger). Le ansie confusionali sono una minaccia alla capacità di pensare e funzionare.
I primi pensieri sono non-pensiero, materiale grezzo che deve essere spezzettato e discriminato prima di poter entrare a far parte di un processo di pensiero: sono gli elementi *.
Gli elementi * appaiono sotto forma di "oggetti composti di cose in sé, di sentimenti di depressione, persecuzione e colpa e perciò sono aspetti della personalità collegati da un senso di catastrofe" (Bion 1962). Nel senso di catastrofe è insito un elemento di distanza (osservazione). In assenza di un senso di distanza l'io non esiste. Per Bleger (1967) esiste un nucleo agglutinato formato dalle identificazioni più primitive, in cui non si è ancora prodotta una discriminazione tra io e non io. Costituisce l'organizzazione più primitiva dell'Edipo, caratterizzato da una fusione (mancanza di discriminazione) nella coppia genitoriale e fra quest'ultima e l'io del soggetto.  Gli elementi * sono, per Bion , "fatti indigeriti" perché si è prodotta una massiccia proiezione (senza reitroiezione) dell'oggetto agglutinato che resta così immobilizzato
Nei livelli indiscriminati della personalità la proiezione è intensa, brusca e impetuosa, coinvolge un oggetto agglutinato o un suo frammento e non si accompagna, né si alterna con la reintroiezione, ma con la sua immobilizzazione. In tal caso il processo di apprendimento risulta paralizzato in tutto questo settore della personalità.
L'oggetto agglutinato non è confuso, ma indiscriminato, quando però non è più immobilizzato e invade l'io, diventa un oggetto che confonde e produce un senso di catastrofe.
-K è la non conoscenza , ma da essa proviene il soggetto della conoscenza , l'oggetto e il loro legame. L'interesse si sposta dalle condizioni del passaggio da Ps a D allo studio del ruolo positivo svolto da Ps (spezzettamento e discriminazione) e di conseguenza alla individuazione di una condizione precedente (nucleo agglutinato) . Spetta all'osservatore l'analisi minuziosa degli elementi che ostacolano o stravolgono il passaggio alla posizione schizoparanoide. Come uscire dal mutismo dei livelli indiscriminati e riuscire a intendere il rumore che sempre implica una certa dose di differenziazione e distanziamento?
Nell'osservatore di fronte all'azione dei livelli psicotici emerge un senso di oppressione e di torpore, frequentemente si prova colpa per mezzo della quale il paziente cerca di ottenere che gli si continui a dare senza necessità di chiedere.

In sintesi: il problema della conoscenza nei momenti di rottura degli stereotipi e di creatività o negli stati psicotici non consiste tanto nel raggiungere il legame K, quanto di distaccarsi da -K e di poter modulare l'ansia confusionale che nasce dall'irruzione dei livelli non discriminati della personalità, quei livelli che tendono a restare fissi e sconosciuti, nascosti dietro a ciò che già si conosce, ossia dietro all'io più integrato (livello nevrotico della personalità).
A un altro livello, Bion non raccomanda forse l'assenza di memoria e desiderio nei momenti in cui il pensiero dell'analista sembra insabbiarsi e non ha forse considerato la capacità negativa come il compimento più perfetto dello psichismo?
Riporterò ora alcuni elementi dell'analisi di una paziente in terapia da più di tre anni per approfondire alcuni aspetti del mio lavoro.
Carla è un medico, quarantenne sposata con figli adolescenti. Mi contatta perchè ha un difficile rapporto con il marito che l'opprime e per le difficoltà che incontra nello studio della Psicoanalisi. Si tratta di una personalità simbiotica a carattere ossessivo.
L'analisi di questa paziente per un lungo periodo si è incentrato sul livello nevrotico della personalità. Tutte le volte che emergevano livelli psicotici, i miei tentativi di mobilizzazione con l'interpretazione risultavano infruttuosi.
La parte psicotica restava dissociata e questo creava spesso un clima di futilità o banalità. Si era in presenza di un transfert narcisistico con la presenza simultanea dell'organizzazione simbiotica e autistica (Bleger). Simbiotica, perchè mi aveva reso depositario di una parte della sua personalità che non poteva reintroiettare e autistica, perchè non mi permetteva di inserirmi ed emergere come persona, ma solo come un depositario che doveva agire entro i limiti da lei imposti. Non aveva con me o con i suoi parenti un legame "oggettivo", di reciprocità, ma era legata dal fatto di averci reso depositari delle sue tensioni e dei suoi oggetti interni. Pichon-Rivière per primo ha insistito sulla differenza tra oggetto interno e depositario.
Aveva distribuita la parte psicotica depositandola su di me e i suoi familiari. Passava lunghi periodi a lamentarsi del marito, dei genitori e di me. Lamentele che le servivano per mascherare e mantenere "muta" la dipendenza. La proiezione su tutti noi di un super-io severo serviva a limitare gli abusi della sua invidia e avidità nei nostri confronti.
Per un periodo l'analisi è consistita nel mantenere e interpretare sul setting , poi nell'interpretare le sue proiezioni e i suoi spostamenti, oltre alle angosce che man mano emergevano. Poco a poco si è incominciato a lavorare sulla dipendenza, che però restava, per il suo rifiuto di affrontare certe problematiche edipiche, una dipendenza ermetica, "corazzata", come lei diceva. Si tratta di un nucleo agglutinato caratterizzato fondamentalmente dalla mancanza di discriminazione tra io e non-io, tra le varie identificazioni fatte in momenti diversi, tra oggetto buono e cattivo e tra le diverse fasi. Mancava nel suo edipo una discriminazione tra maschile e femminile, materno e paterno, figlia e sposa, madre e figlio, che le procurava una carenza nella personificazione e nell'acquisizione di una propria identità.
Era presente un blocco affettivo e una certa rigidità corporea. Nei momenti difficili si raggomitolava sul divano (transfert simbiotico intenso).
Suo marito spesso si assentava durante la settimana per motivi di lavoro. Il suo ritorno a casa implicava il ritorno di un depositario e, insieme a questi, la ricomparsa delle parti indiscriminate che comportavano il pericolo della rottura della dissociazione per cui nel fine settimana spesso cadeva in uno stato di sonnolenza e apatia che proteggevano il suo io più integrato dalla dispersione.
Questo quadro provocava in me un certo sconcerto e, solo in seguito, con grande difficoltà sono arrivato a pensare che, di fronte alle sue parti più immature, reagivo come il suo io più maturo; e che il mio senso di torpore e oppressione era in relazione al materiale che mi portava, un materiale non discriminato.
Un po' alla volta Carla ha cominciato a rafforzare il suo io, a elaborare e discriminare il suo nucleo agglutinato nel rapporto con me; è diminuito il pericolo di una proiezione e di una reintroiezione massiccia e opprimente.
Il frammento di seduta che riporto dà un'idea del lavoro di discriminazione di parti del nucleo agglutinato.
"...Dimentico i sogni in questo periodo. Questa notte mi sono svegliata con le mani...le ossa delle mani che mi facevano male. Oggi pensavo di essere tesa. Ho molti impegni...oggi sarà una maratoneta. Invece mi piace fare le cose con calma, con piacere..."
Le faccio notare che in altre occasioni mi ha parlato di suo marito come maratoneta, che va a correre quasi tutte le sere e che, a suo dire, utilizza la corsa per scaricarsi di tutti gli impegni della giornata. Il lapsus tra la terza e la prima persona è legata alla confusione latente tra io e non-io, come segnala Rodrigué.
"...Ho ripensato al discorso dell'altra volta dei sentimenti. Io posso solo parlare della riconoscenza per gli altri. Tutti gli altri sentimenti sembrano offuscati per me, è facile ascoltare e difficile parlare. Riesco a parlare quando c'è campo libero... quando si può essere quello che si è..."
"Mio marito l'altra sera è andato a correre. Quando sono tornata a casa non l'ho aspettatato per cenare insieme, come faccio di solito. Lui è tornato quando io e i ragazzi avevamo già finito. Me ne sono andata a leggere a letto e lui ha cenato da solo...Di solito è parco nel mangiare e invece l'altra sera, mi creda, ha saccheggiato il frigo".
"...Ieri mentre stavo facendo il bucato mio marito mi ha portato gli indumenti sportivi da lavare E io facendo un lapsus gli ho chiesto :"E' roba da buttar via?" Ho sentito come se il mio cuore si spaccasse...Perchè ho fatto questo lapsus?"
Interpreto: "lei mi segnala che non è più disposta a correre dietro a suo marito, che non può più tenersi tutto su di lei, che può lasciar andare qualcosa (argomento esplorato nella seduta precedente).
"Prima mi confondevo nel capire tutti gli autori che leggevo e ora cerco di distinguere un po' tra i vari autori...quello che vogliono dire." Carla lamentava spesso di avere difficoltà a studiare, difficoltà simile a quella che presentava nel transfert quando si trattava di assimilare l'interpretazione. In tutte e due le situazioni vi era per lei il pericolo di una reintroiezione massiccia e che la sua invidia e avidità si ritorcessero contro di lei.
"...Mi piacciono i film futili, anche se vedo anche quelli più impegnati. L'altra sera ho visto un film che parla di un robot che quando viene colpito si disperde, per poi in seguito ricomporsi e ripartire. "E' proprio quello che succede a me quando sto male, vengo colpito non so dove e mi disperdo. Poi ho bisogno di tempo per tirarmi su. Quando non vengo in seduta è perchè sono a pezzi e non posso venire. Prima c'era confusione, malessere. Adesso sento dolore su una parte del corpo: il petto, il cuore che mi si spezza, dolore alle mani, alle gambe...Prima ero anestetizzata, adesso sento dolore, adesso sento che devo fare diversamente, ho bisogno di segnali per sentire il limite." Gli affetti sono sentiti direttamente nel corpo per poi imparare a discriminarli e a percepirli nella sfera mentale. Bleger sottolinea che nell'elaborazione di un vincolo simbiotico è necessario passare attraverso manifestazioni ipocondriache:"Perchè abbia luogo un processo di genesi nell'area mentale deve essersi prodotto in precedenza un acting indispensabile alla simbolizzazione."
"Devo accettare un limite, non voglio andare oltre"
Le segnalo che mi sta dicendo che sta intuendo che non sente più la necessità dello spazio libero (narcisismo) e che si può fidare dei segnali che io lancio.
"...E' vero mi sento soffocare quando vengo impedita di fare quello che mi piace, o meglio sono io a impedirmelo. Ma se mi impedisco, condiziono tutti gli altri della famiglia".
Interpreto che ora capisce che se fa la vittima, suo marito diventa parco.
"...Ma viene fuori la mia avidità, la mia onnipotenza. E' avidità tutto quello che voglio fare oggi. Tutti quegli impegni che mi sono presa!" Carla ha cominciato a riconoscere la propria avidità e la propria invidia solo quando si è stabilita una certa distanza tra sè e il suo depositario.
"Io preferisco tener separate le cose...Quelle poche volte che comincio a sentirmi intera, posso pensare, sentire i sentimenti, l'affetto, tutta la rabbia che provo!"
Le dico: invece si fa in tanti pezzi per non sentire.
"Ma non capisce che non posso non dividermi!"
Completo: lei mi mostra che se si divide si sente troppo debole e confusa.
"Qui in seduta sento una libertà che non provo altrove. Prima pensavo di essere troppo dipendente da lei, non ero sciolta, c'era un muro Ora invece sento che lei esiste e basta, non che è importante per me, esiste. Adesso non mi sento prigioniera, ma c'è un impedimento..."

Le dico che mi segnala che sente un impedimento perchè è finita la seduta.

BIBLIOGRAFÍA

Bauleo A.(1998), Psicoanalisis y Grupalidad, Paidos, Buenos Aires, 1998
Bion W. R.(1967), Analisi degli schizofrenici e metodo psicoanalitico, Armando, Roma, 1970
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Green A.(1993), Il lavoro del negativo, Borla, Roma, 1996
Meltzer D.(1978), Lo sviluppo kleiniano v. 3°: Bion, Borla, Roma, 1982
Meltzer D.(1987), Il modello della mente secondo Bion, in A.A. V.V., Letture bioniane, Borla, Roma, 1987
Pichon-Rivière E.(1971), Psiquiatria, una nueva problematica, Nueva Vision, Buenos Aires, 1977

* Raffaele Fischetti es psicólogo. Italia


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